lunedì 25 ottobre 2010

L'Aquila ma non solo

Note di Anna Santoriello
L'Aquila ma non solo


Vorrei con questa nota farvi conoscere anche alcune vicende che non sono salite agli onori della cronaca perché riguardano poche anime. Ma non è dal grande che dobbiamo partire se vogliamo cambiare questo modus operandi. Il grande è un cancro irreversibile ormai. Le grandi città con i loro enormi problemi da gestire nell’ordinario figuriamoci con un evento epocale e destabilizzante come un terremoto.Il cancro si sconfigge quando lo si localizza in tempo, quando non ancora ha intaccato organi vitali. Poi ci si affida ai miracoli per chi ci crede……Il paesino in questione si trova a 20 km circa da L’Aquila, per lo più costituito da seconde case. Un paesino di emigranti che si ripopolava in estate, soprattutto in agosto. Dopo il sisma del 6 aprile 2009 le abitazioni sono per lo più inagilbili. Quindi il paesello è pressochè deserto. I pochi abitanti stanziali che hanno la casa inagibile abitano ora nelle casette della Protezione Civile. Dotata di tutti i confort ma distanti dal centro abitato. Il sito scelto ed imposto loro si trova su di un colle. Per accedere al sito neanche una strada asfaltata. La protezione civile fa le case mica le strade. Gli abitanti delle casette sono per lo più anziani. Posso e potete immaginare i disagi durante l’inverno con la neve ed il ghiaccio. Neanche l’autoambulanza ci può arrivare lassù. Poi parlando viene fuori che il terreno su cui si trovano le casette appartiene a qualcuno che è legato alla politica e che sperava gli facessero una strada gratis in maniera da increamentare il valore del suo terreno. Identica cosa al paesello vicino, i vecchietti devono farsi a piedi 1 km per comprare il pane percorrendo una strada sterrata molto ripida.Si viene poi a sapere di una vecchia faida, coinvolte due persone, uno vicino alla politica l’atro proprietario del terreno. Insomma un dispetto personale che però ha reso la vita difficile a molte persone.Altro esempio, c’è un residence vicino a Campo Felice, 800 appartamenti edificati sotto una montagna. Si sapeva che la montagna potesse franare e frana di fatto. Adesso sono inagibili, dopo il terremoto per pericolo di caduta massi. Ma i massi cadevano anche prima del sisma. Non per niente gli insediamenti urbani si trovano sui cucuzzoli. Eppure secoli fa per costruire non era necessario un parere tecnico da parte di un geologo.Inoltre se le casette sono costate 90 mila euro per quale motivo non si è provveduto a sistemare le abitazioni? Ora stanno consolidando la casa di un mio vicino. Dopo 1 anno e mezzo. Invece di costruire casette, sgarrupare le stradine per rendere il sito idoneo portando su è giù camion di terra e materiali edili non si potevano impegnare nella ricostruzione? No, perché a tutt’oggi non c’è un piano di ricostruzione! Né per la città dell’Aquila né per i paesini. E’ stata emanata una legge per la costituzione dei consorzi tra gli aggregati urbani ma non ci sono ancora le linee guida.Poteva essere un’occasione per dar nuova vita alla città e ai paesini limitrofi, invece si è preferito costruire il nuovo senza tenere conto del tessuto sociale, senza tenere conto della storia personale degli abitanti. Non a caso adesso sono in aumento malattie psichiatriche. Non a caso adesso ci si rende conto di quanto un sisma possa minare degli equilibri. I ragazzi e gli anziani mi sembrano quelli più sofferenti. I ragazzi hanno paura, non riescono ad intravedere un futuro. E perché pensare a fare una vita di sacrifici per una casa quando in 3 secondi viene giù? Perché lavorare? Perché sacrificarsi? Gli anziani perché hanno perso le loro abitudini, i loro vicini, i loro riferimenti certi.Allora perché non cercare di recuperare e migliorare l’esistente? I paesini sono un luogo dove la vita scorre secondo canoni secolari.Dove ci si conosce da sempre, dove la qualità della vita è a misura d’uomo. Certo che vanno migliorati, strade, spazi comuni, edifici pubblici. Certo che le abitazioni devono rispecchiare canoni moderni di confort abitativo ma certo meglio che sottrarre altro territorio alla natura.Vero che gli abitanti stanziali sono pochi, ma attraverso una buona politica potrebbero diventare delle ambite mete turistiche. Vicini ai campi da sci, vicini alla grande città e all’autostrada. Certo si dovrà pensare alla ricettività e ai servizi ma ogni cosa a suo tempo.Cosa fare? Basta denunciare, invece che a Roma in sede europea. Basta curare per tempo il cancro e resterebbero solo alcune cicatrici a futura memoria.

Anna Santoriello



pubblicata da Anna Santoriello il giorno martedì 26 ottobre 2010 alle ore 1.47