Pubblichiamo la lettera di un’aquilana che racconta la vita a oltre due anni dal terremoto del 6 aprile 2009.
“Qualche tempo fa – scrive – ero alla processione a Collemaggio, e una vecchia signora, turista, mentre noi pregavamo ci è passata davanti dicendo un po’ stizzita: ‘e ringraziate Berlusconi piuttosto che vi ha fatto le case’, ecco in quel momento io ho capito che la gente vede solo ciò che vuol vedere”.
Buona lettura.
Sono finita per caso sul vostro giornale, ho letto belle cose, ho visto che alle volte le parole mandano messaggi importanti, ed ho deciso di affidarvi il mio. Non so se mi prenderete in considerazione, ma io in fondo, non ho nulla da perdere, ci voglio provare.
Sono una donna aquilana, vi scrivo perché da troppo tempo vedo intorno a me tanto dolore e tanta indifferenza, vedo che la vita riprende per alcuni, e vedo che per me invece non si riesce a sbloccare quel senso di angosciante agonia che mi prende, ogni volta che torno nella mia città. Ma non posso fare a meno di andare a passeggiare tra quei vicoli, su quei san pietrini, tra quei palazzi che mi hanno vista crescere, che mi hanno fatta innamorare della pace, della vita semplice, del caos nelle ore di punta, che si respirava in centro prima del 6 aprile.
Ora cammino e respiro un caotico silenzio intorno a me, vedo ferite aperte, vedo gente che armata di macchinette fotografiche, vengono qui per avere un ricordo della gita, nella città distrutta, e mi viene da piangere, e vorrei gridare, urlare al mondo il mio dolore, vorrei che questo senso di impotenza mi abbandonasse almeno un attimo, e che potessi anche solo per poco rivedere il futuro come lo immaginavo prima.
Mi piacerebbe che i turisti sentissero il dolore che ho dentro, così da trasmetterlo a chi fuori dal territorio abruzzese, non sa e non ha idea del male che ci affligge, del senso di vuoto che (almeno per me è così) abbiamo dentro.
Qualche tempo fa, ero alla processione a Collemaggio, e una vecchia signora turista, mentre noi pregavamo ci è passata davanti dicendo un po’ stizzita: “e ringraziate Berlusconi piuttosto che vi ha fatto le case”, ecco in quel momento io ho capito che la gente vede solo ciò che vuol vedere, devo dire che ho fatto una grande fatica per non piangere, ho pensato che questo incubo non ha fine.
Vorrei che la gente come quella, la situazione che viviamo, potesse vederla con gli occhi del cuore, ma evidentemente è più difficile di quanto sembra, cercare di capire l’altrui sofferenza….. per fortuna di gente così non ne gira molta e i tanti che sono venuti ed hanno visto in che condizioni giace questo piccolo angolo di mondo, sono rimasti stupiti e attoniti nel riscontrare che ciò che i tg hanno riportato non sono che la minima parte del dramma che quì si sta vivendo, ciò che è arrivato dai tg sono le lamentele per i tempi lunghi, le lamentele per le case piccole, le lamentele per questo e quello, insomma le sciocchezze praticamente, ciò che non è chiaro al resto del mio popolo e del mondo, è che qui la vita per alcuni, si è fermata al 6 aprile e che, se anche si è tornati a vivere, si sopravvive, perché il male è radicato dentro e difficilmente andrà via, sino a che ci sarà la consapevolezza della incertezza per il futuro, per i nostri figli, per la nostra città, per il lavoro e per tutto il resto.
Non so se sono riuscita con il mio sfogo ad esprimere ciò che sento ma lo spero, perché sto facendo la mia battaglia di sensibilizzazione personale, con il solo scopo di smuovere le acque che ormai sembrano stagnare, come già detto non so se mai ci riuscirò, ma almeno ci avrò provato.
Per chiudere vorrei chiedere ai vostri lettori, visto che è tempo di vacanze, fate una capatina a l’Aquila se potete e fatevi portavoce del dolore che scaturisce dalle ferite di questi palazzi dimenticati.
Cristina S.